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IL MIELE NELLA STORIA

Il rinvenimento di un'olla in ceramica in una villa rustica di età romana (I- II sec. d.C), ubicata ad ARCOLE ( Verona), ha costituito l'occasione di affrontare uno studio approfondito del miele nel mondo antico. Gli uomini di Cro-Magnon,considerati alla specie Homo sapiens, ci hanno lasciato in proposito le prime testimonianze iconografiche. Le più famose rinvenute in Spagna, nella Cueva de la Arana a nella provincia di Valencia, risalgono probabilmente a 16.000 anni fa.                                            

  Una di queste pitture rupestri rappresenta un personaggio, probabilmente femminile , che raccoglie , circondato da api in volo, un favo da un anfratto di roccia. Gli specialisti interpellati sull'impresa raffigurata ( tra cui apicoltori, operai addetti ai pali telegrafici,rocciatori), hanno definita tecnicamente "difficile" l'impresa mentre in alcune popolazioni di razza amerindia si afferma: "Si, anche noi facciamo così". Tecniche simili sono ancor oggi in uso in diverse parti del mondo, ad esempio in Sudamerica, India, Corea, Cina e Siberia, dove vengono utilizzate funi di canapa o sisal e a volte anche scale di corda per raggiungere gli agognati favi. L' uomo preistorico, probabilmente, non consumava il solo miele ma l'intero favo, per nulla turbato dalla presenza di uova e larve, che dovevano addirittura rappresentare un gradito supplemento. Un breve sguardo sui costumi del passato ci rivela che presso i popoli antichi non veniva impiegato solo come alimento, dolcificante o bevanda alcolica (nella sua forma fermentata o idromele), ma anche come medicinale. I Sumeri conoscevano con notevole precisione le virtù terapeutiche del miele. Gli Ittiti (uno dei primi popoli indogermanici,insediatosi nelle regioni delle attuali Turchia e Siria) praticarono sicuramente l'apicoltura, e nella loro oscurissima lingua coniarono i più importanti termini specifici (che tuttavia non sappiamo con esattezza come venissero pronunciati): MELIT per miele, MEDHU per idromele e presumibilmente BHI per ape.   Anche l'Egitto conosceva l'apicoltura e il miele, com'é attestato da iscrizioni geroglifiche e altri reperti archeologici. Il famoso papiro medico Smith cita il miele come rimedio per guarire le ferite, la regina Hashepsowe aveva un'ape nel suo emblema e in varie tombe di faraoni sono stati trovati vasi, sigillati ermeticamente, contenente miele, a distanza di millenni dalla sua raccolta, questo miele era ancora commestibile. All'epoca era un bene prezioso, il valore di un orcio di miele equivaleva a quello di un bue o di un asino.                                                         Sono numerosi i passi che nell'Antico e nel Nuovo Testamento fanno riferimento al miele,Salomone invitava a mangiare miele ,Giovanni Battista si nutrì di locuste e miele selvatico".   La medicina greca é l'antenata della nostra, Ippocrate vedeva nel miele ,come nell'acqua e nell'aria una sorta di panacea che veniva prescritta da Lui e dai suoi discepoli per tutti i casi di ferite, infiammazioni o piaghe o piaghe purulente. Il miele compare ad Atene, Corinto e Sparta nella composizione di molti unguenti e vescicanti. Ippocrate pensava inoltre che nelle forme febbrili il miele rinfrescasse e diluisse il sangue, e lo preparava spesso in miscele con acqua ed aceto (miele acido) . L'acqua indolcita col miele era un'apprezzata bevanda rinfrescante,e ancor più apprezzato era l'idromele . Focacce al miele venivano messe in palio nelle gare sportive , e l'offerta del miele era associata al culto di alcune divinità (Selene, Demetra, Artemide). Da fonti coeve sappiamo che si deve a Teofrasto di Efeso (372-287 a.C.), discepolo di Platone e Aristotele la prima monografia sul miele . A Roma nel primo secolo a.C., il medico Asclepiade contribuì a diffondere l'uso del miele come uno "psicofarmaco ante litteram" per combattere accidia e malinconia ,oltre che, come ricostituente nell'età senile. Nella stessa epoca si approfondiva la conoscenza scientifica delle api: Marco Terenzio Varrone (116-27 a C.) dedicava all'apicoltura una parte notevole del suo " De re rustica"e l'agricoltura e l'apicoltura furono considerate due attività congiunte. Virgilio nelle sue Georgiche dedicava spazio al miele e chiamava il miele, raccolto in una determinata ora del giorno, << medicina per gli dei, per gli occhi, i tumori e l'intestino>>. I medici e i filosofi romani erano convinti che il miele possedesse una forte virtù disintossicante e che potesse addirittura essere utilizzato come antidoto, ad esempio nelle intossicazioni da oppio. Molti medici romani , greci ed egiziani furono derisi per la loro abitudine di prescrivere il miele contro le malattie degli occhi.Nel sacro romano impero, come nell'antico Egitto, erano tenuti a pagare le decime in miele .

Al miele viene attribuita grande importanza anche dalla medicina araba. Col miele e il latte di cocco preparavano una sorta di idromele che insieme a certi pesci conferiva a loro una straordinaria potenza virile, sconosciuta agli altri popoli. Prima di venire disboscata la Palestina, come il Libano, era realmente un paese in cui scorrevano il latte e il miele. Le api costruivano i loro alveari nei tronchi cavi o nelle rocce. L'ape era detta "serva del Signore", e la sua cera era considerata un "parto verginale", simbolo del corpo di Cristo. Da qui deriva forse l'uso delle candele di cera della liturgia. Il consumo di miele, cera e idromele nelle corti imperiali era grandissimo. Nel famoso " Capitolare de Villis" Carlo Magno stabiliva intorno all'800 l'obbligo che in ogni podere lavorasse anche un apicoltore, con il compito di badare alle api e preparare miele e idromiele. L'apicoltura razionale ebbe inizio quando l'uomo decise di allevare le api entro i contenitori per avere abbondanza di miele. Nel corso dei secoli c'è stata una lenta evoluzione delle tecniche apistiche: dalle arnie costituite da un solo contenitore a favi fissi, in seguito a più contenitori, e infine arnie a telai mobili tuttora in uso. Il miele era quindi impiegato in ambito culinario, nella medicina , nella cosmesi e nella profumeria come componente fondamentale per la confezione di unguenti, e nella preparazione di essenze profumate. Veniva impiegato anche in ambito artigianale per la conservazione della porpora , nelle pratiche di imbalsamazione di cadaveri o nelle ricette magico-alchemiche. Veniva spesso mescolato al vino per ottenere bevande e sostanze resinate, così tanto diffuse tra le culture del Mediterraneo. Questa ampia gamma di usi giustifica la produzione di qualità diverse di miele ,ottenute a seconda delle stagioni di raccolta e dei fiori

bottinati dalle api.

 

 

 

 

 

 

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